Le caratteristiche della tonalità: il caso di Stravinsky e dell’Oedipus Rex

Igor Stravinsky lovin' a donkey
Igor Stravinsky lovin’ on a donkey.
Da “composer doing normal shit”.

L’utilizzo di una tonalità rispetto ad un’altra ha sempre giocato un ruolo importante nella creatività dei compositori. Impossibile è infatti immaginare il Requiem di Mozart in una tonalità diversa dal Re minore o come non accennare al legame tra Beethoven ed il Do minore (tonalità che inoltre è la relativa dell’eroica Mi bemolle maggiore).
Questo legame è quantomai curioso, soprattutto considerato il nostro attuale sistema musicale (mi riferisco al tanto vituperato temperamento equabile) dove ogni tonalità suona virtualmente simile all’altra: diversi erano i tempi di Handel dove l’utilizzo di una tonalità rispetto ad un’altra era invece cruciale per la narrazione musicale di un dramma operistico, non è un caso infatti che molte scene che rappresentassero omicidi fossero scritte in Fa diesis, tonalità che, dato il temperamento diverso degli strumenti dell’epoca, risultava molto dissonante.
L’esecuzione di questi brani con strumenti a temperamento equabile risulterebbe quantomai priva del suo elemento drammatico se non addirittura fuori luogo con la narrazione!
Ma allora perché porsi tanti problemi o addirittura rifiutarsi di eseguire un concerto un semitono sotto la tonalità originale a causa di un pianoforte impossibile da accordare (vero Brahms)?

La risposta potrebbe trovarsi in un’opera di Igor Stravinsky, l’Oedipus Rex (Edipo Re).

Opera-oratorio in due atti, rappresentata per la prima volta nel 1927, appartiene a quello che viene definito come “periodo neoclassico” del compositore russo, nel quale forme e strutture del periodo classico e barocco venivano rielaborate attraverso l’utilizzo di armonie e figurazioni ritmiche tipiche del primo novecento
Ora, come ben sappiamo, la musica di Stravinsky non si rifà certo alla consuetudine armonica tipica del classicismo viennese (che gli americani furbescamente chiamano “common practice period”) ma, nonostante ciò, utilizza la tonalità in diversi modi, assegnandole dei ruoli sempre in funzione al dramma che viene rappresentato.

Centrale nell’opera (ma anche nella musica di Stravinsky) è l’intervallo di terza minore [in musica si definisce intervallo la distanza tra due note]. 
Presentato fin dall’inizio (nell’accordo di Si bemolle minore), l’intervallo è il perno sul quale non solo si erige l’intera architettura armonica dell’opera ma anche la caratterizzazione dei personaggi e delle loro sfumature caratteriali.

Lampante è l’esempio di Edipo: rappresentato in Mi bemolle maggiore nei suoi aspetti eroici ed in Do minore in quelli più tragici (vi ricorda qualcuno?). Questa scelta del Mib inoltre si relaziona direttamente con il Sib iniziale che rappresenta la supplica del coro (tra le due tonalità infatti c’è un rapporto di quinta).
Ma attenzione, ad avere una tonalità non sono solo i personaggi ma anche gli avvenimenti, i sentimenti ed i concetti.
Quando Tiresia accusa Edipo di aver bramato il trono utilizza la parola “Miserande”, musicata da Stravinsky utilizzando una triade di La minore, tonalità posta ad un tritono di distanza dall’eroico Mib. Più avanti nell’opera la stessa tonalità di La minore verrà associata all’enunciazione di un’altra terribile notizia.

Il centro tonale Re, tra i più importanti dell’opera, invece rappresenta il concetto di “verità”: essa appare alla fine dell’aria di Tiresia dove l’indovino rivela chi sia l’assassino di Laio, il re di Tebe.
Ed è proprio lì che avviene il colpo di genio: la nota Re, ripetuta, acquista funzione di sensibile [in musica è chiamata “sensibile” l’ultima nota di una scala, posta un semitono sotto la tonica, caratterizzata da un impulso a risolvere su quest’ultima] che risolve sull’eroico Mi bemolle di Edipo, sventurato autore del regicidio. 
Altra curiosa apparizione del “Re” avviene durante l’aria di Jocasta nel secondo atto: la musica oscilla tra la tonalità di Fa e di Re: Stravinsky, interpretando quest’ultima come simbolo di “verità”, assegna al Fa il desiderio di ricerca della verità, notando come anche queste due tonalità si trovino ad una distanza di terza minore l’una dall’altra.
Altro rapporto di terza minore appare tra Mib e Do, con quest’ultima che rappresenta il “lato oscuro” del protagonista. L’avvicendarsi di questi due centri tonali appare durante la relazione incestuosa tra Edipo e Jocasta.

Importante è anche il centro tonale “Sol”, presente nella musica che accompagna le parole del messagero dopo che annuncia la morta di Jocasta. Dopo questo terribile annuncio l’opera si chiude con il coro che esegue la musica presente all’inizio (ecco un altro elemento tipico della musica di Stravinsky, la struttura ad arco) solamente con una differenza: questa volta la relazione di terza minore Sib – Reb verrà trasposta nella tonalità di Sol-Bb, a simboleggiare l’accettazione della verità.

Come abbiamo visto Stravinsky utilizza i centri (o “poli”) tonali sia su grande che piccola scala: a volte gli basta una sola nota o un solo accordo (come i La minore di Tiresia) oppure un’intera impalcatura tonale (l’eroico Mib di Edipo).
Questo tipo di approccio, oltre ad essere così innovativo nella sua meticolosità, dimostra una profonda conoscenza ed un profondissimo amore da parte di Stravinsky per la storia della musica e per i grandi del passato.