Mendelssohn, Goethe e la riscoperta di J.S. Bach

Mendelssohn Goethe

Proveniente da un’illustrissima famiglia ebraica (ma poi convertitasi al cristianesimo per integrarsi nell’alta società berlinese), Felix Mendelssohn-Bartholdy rappresenta uno dei più puri ed interessanti esponenti del romanticismo musicale tedesco.

La sua attività di compositore, purtroppo breve anche a causa dell’ictus che lo stroncò a soli 38 anni, iniziò prestissimo e venne accompagnata anche dall’attività di pianista, concertista e direttore d’orchestra.
Ma non solo, egli fu anche un grande promotore di cultura musicale, un viaggiatore attento ed un maestro di public relations. Tutto ciò condito da una formidabile formazione umanistica, un raffinato gusto per le arti ed una cultura invidiabili.

Nato ad Amburgo nel 1809, insieme alla sorella maggiore Fanny (a cui sarà legato con un profondo rapporto affettivo per tutta la vita) ebbe la possibilità di studiare con Marie Bigot, una delle prime interpreti Beethoveniane. In seguito, a Berlino, avrà come insegnanti Friedrich Zelter (direttore, intimo amico di Goethe) e Ludwig Berger (allievo di Clementi).
A questi prodigiosi studi musicali si affiancano anche gli altrettanto prestigiosi studi umanisti che troveranno il loro culmine nell’incontro con Goethe del 1821 con il quale sboccerà una grande amicizia.

L’amicizia di Mendelssohn con Goethe

A presentare i due fu proprio Zelter, il maestro di Felix. La decisione di introdurre il giovane musicista al grande poeta è sintomo di quanto fosse alta la considerazione del maestro nei confronti del suo allievo.
Nel periodo che va tra il 1821 ed 1830 Felix si recò circa quattro volte a casa di Goethe, questi incontri furono per lui di importanza vitale, come si evince anche dalle sue lettere: per il giovane compositore, incontrare il grande poeta ottantenne significava non solo poter mettere alla prova il suo intelletto ma anche confrontarsi con l’altissimo giudizio artistico-musicale di Goethe. Da lui infatti potè apprendere tantissimo, in particolare viene ricordata una lezione fondamentale su come l’artista deve saper stare al mondo: egli deve infatti saper mantenere degli standard altissimi di apertura mentale, coraggio e sopratutto dedizione alla propria arte.

Un altro aspetto interessante invece è rappresentato dalla volontà del poeta di apprendere dal giovane compositore il suo pensiero riguardo determinati aspetti della musica contemporanea. Alcuni storici parlano di un Goethe molto conservativo nei riguardi di certa musica, ma da altre fonti invece si evince un Goethe particolarmente impressionato ed interessato alla passione con cui Felix esponeva le sue tesi sul valore della storia della musica e sulle evoluzioni del classicismo viennese.
Grande passione di Mendelsoohn era infatti la musica del passato, di grandi autori come Bach e Palestrina di cui promuoveva continuamente la riscoperta.

La riscoperta di Johann Sebastian Bach

Sarah Itzig Levy (1761-1854), zia di Mendelssohn, era non solo una clavicembalista ma anche una grande amante della musica di Bach. Ella infatti aveva studiato con Wilhelm Friedemann Bach, uno dei tanti figli del compositore.
Ma non solo, era anche membro della Berlin Sing-Akademie, fondata nel 1791 da C.F.C. Fasch per promuovere il repertorio corale sacro tedesco.

Fasch guidò l’organizzazione fino alla morte avvenuta nel 1800, da quel punto in poi fu Carl Friedrich Zelter (sì, proprio lui!) a prenderne le redini.
In quel periodo la musica di J.S. era ampiamente passata di moda ma quando Felix e Fanny entrarono nel coro si impegnarono attivamente per la riscoperta del repertorio Bachiano.

Questo processo iniziò quasi per caso, poiché pochi anni prima della nascita di Felix suo padre Abraham decise di acquistare una serie di manoscritti Bachiani ad un asta ad Amburgo; quarantatré di quei manoscritti vennero mandati proprio alla Berlin Sing-Akademie per essere conservati, fu proprio Zelter ad incoraggiare Abraham a prendersi cura di quei manoscritti.

Nel 1823 Bella Salomon, nonna materna di Felix, si presentò al nipote con un regalo che ha di fatto alterato il corso della storia della sua vita: una copia della Passione Secondo Matteo di J.S. Bach. Felix conosceva parzialmente quel lavoro grazie alla Sing-Akademie, ma trovarsi dinnanzi all’intera partitura fu un’altra cosa: la profondità musicale e spirituale di un lavoro del genere lo rapì completamente.
Bach all’epoca era considerato niente più che una sorta di matematico musicale, genio del contrappunto certo ma nient’altro di più.

Ma è con un memorabile concerto (alla Sing-Akademie il giorno 11 marzo 1829), nel quale Mendelssohn diresse e mise in scena tutta la Passione, che Bach uscì dal culto esoterico dei dotti per diventare il pater nel quale la civiltà musicale tedesca riconoscerà le proprie origini.

Preparare questo concerto però non fu facile: Zelter ci aveva già provato in passato con scarso successo, e Felix, appena ventenne, ci mise quasi cinque anni per organizzare tutto (alcune parti strumentali furono addirittura copiate a mano da lui). La versione che venne rappresentata però non era priva di tagli: l’opera è terribilmente complessa e tale azione fu necessaria per poterne migliorare la comprensione al pubblico dell’epoca.
L’idea si rivelò azzeccata perché non solo il pubblico si innamorò della Passione, ma anche il repertorio bachiano tornò in auge e raggiunse la popolarità che ha tutt’ora.

Ma gli omaggi di Mendelssohn a Bach non si fermano qui, nel suo ultimo anno di vita egli preparò un’edizione delle Sei Sonate per organo op. 65 (1845) che non solo rinvigorì l’interesse nel repertorio organistico, ma ispirò la composizione di musica organistica da parte di altri compositori dell’epoca.
Gli sforzi fatti in nome dell’amore per la musica di J.S. Bach sono stati incredibili e li vediamo tutt’oggi.
L’importanza di raccontare questa storia, quella di un altruismo mosso soltanto dall’amore per la buona musica, è di vitale importanza perché è solo grazie a questi sforzi che oggi possiamo godere di questi capolavori.

Prima pagina del manoscritto della Cantata BWV 106 scritto da Mendelssohn.
Performing Arts Reading Room, Library of Congress.

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