Mozart e gli strumenti a tastiera usati nel ‘700

Mozart strumenti

In Austria, nel settecento, gli strumenti a tastiera erano chiamati Claviere, termine proveniente direttamente dal latino clavis (chiave, chiavistello) usato per indicare il meccanismo regolato dal tasto.
Mozart, nell’arco della sua breve vita, ebbe modo di suonare diversi tipi di Claviere: il clavicembalo, il clavicordo ed anche il cosiddetto fortepiano (hammerklavier), strumento più vicino al moderno pianoforte.

Il clavicembalo

Strumento dalla lunga storia, il cui uso copre un arco temporale di circa tre secoli (dal XVI al XVIII secolo) e tra i più utilizzati nella prassi musicale.

In questo strumento, dalla meccanica complessa ed affascinante, il suono è prodotto da plettri che pizzicano le corde, in modo analogo a quello che farebbe un chitarrista. Il plettro era ottenuto dal calamo di una penna (generalmente di corvo) e sapientemente lavorata fino a fargli ottenere la forma desiderata. Era uno strumento incapace di produrre dinamica, motivo per cui esistevano cembali a più manuali, capaci di produrre dinamiche diverse.

Nel 1750 lo strumento aveva raggiunto un considerevole grado di sofisticatezza e la famiglia Mozart è famosa per averne fatto largo uso: Leopold, il padre (sul quale ho già scritto un articolo), era solito commerciare questi strumenti e riuscì ad acquistarne anche uno prodotto dal famoso costruttore Christian Ernst Friederici (1709-1780).

In pochi sanno che Mozart a Vienna indicava in partitura ancora come “Cembalo” la parte di strumento a tastiera. In realtà, se con questa parola si intendesse ancora indicare il clavicembalo è in realtà dubbio, quello che però è certo è il grande rapporto tra il compositore e questo strumento: diversamente da quello che si è a lungo ritenuto infatti, il cembalo non venne immediatamente soppiantato dallo Hammerklavier ma seguì un processo graduale, seguendo anche i costruttori che ne perfezionavano il meccanicismo.

Il clavicordo

Rispetto al clavicembalo, il clavicordo è uno strumento dalla costruzione e funzionamento più semplici: la vibrazione delle corde è prodotta da un dispositivo metallico chiamato tangente. L’impulso dato alla corda è debole e pertanto il suono è molto discreto e delicato. A differenza del clavicembalo però, è uno strumento capace di dinamica sonora, mentre negli strumenti a pizzico non sono possibili variazioni dinamiche tramite il tocco.
Esistono due tipi di clavicordo, differenziati in base al numero di corde: il legato (gebunden), molto facile accordare, con la coppia di corde battuta da molte tangenti ed il non legato, dal suono più forte, che utilizza tante corde quante sono le tangenti.

Erano strumenti molto apprezzati, soprattutto dai compositori, soprattutto grazie alle loro piccole dimensioni. Mozart ne usò uno (ora custodito a Salisburgo) durante il suo ultimo anno di vita (1791) per comporre la Clemenza di Tito, come riferito da sua moglie Costanze. L’interesse di Mozart verso il clavicordo è dimostrato anche dall’esistenza di altri modelli, tra cui un curioso Reiseclavier (clavicordo da viaggio) costruito da Johann Andreas Stein (1728-1792).

Il fortepiano (hammerklavier)

Strumento a tastiera più moderno all’epoca di Mozart, nacque da un’idea brillante dell’italiano Bartolomeo Cristofori, che nel 1711 costruì il primo “gravicembalo col piano e forte”.
Il suono questa volta è prodotto da martelletti che, grazie ad una raffinata e complessa meccanica di leve, sono in grado di tornare rapidamente in posizione di riposo dopo aver percosso le corde.
I vantaggi di questo strumento sono tanti: da una parte la possibilità di produrre dinamiche tramite il tocco ma dall’altra la quantità di suono producibile decisamente superiore a quella di un clavicordo.

Dal punto di vista estetico però le differenze con gli strumenti moderni sono tante: all’interno, complice la tensione delle corde inferiore a quella moderna, non vi è il telaio in ghisa ora necessario per la stabilità dello strumento.
L’estensione della tastiera era di circa 5 ottave e non di 88 tasti ma il dettaglio che forse colpisce di più è l’inversione dei colori dei tasti rispetto al pianoforte moderno: le note naturali sono di colore nero mentre le alterazioni sono in bianco. Il motivo è molto semplice: l’avorio, materiale utilizzato per ricoprire i tasti chiari fino al 1970, era molto difficile da reperire e quindi, essendo molto più caro dell’ebano utilizzato per quelli scuri, veniva riservato solo per i tasti più piccoli e meno numerosi.
Va tuttavia specificato che a Vienna all’epoca di Mozart l’avorio era praticamente inutilizzato, infatti si adoperavano principalmente ossa di animali (assai più convenienti) oppure del legno sbiancato chimicamente.
Solo nel 1810 si impose anche a Vienna la moderna colorazione dei tasti.

Mozart adottò il nuovo strumento dal 1780 in poi.
Nella Stiftung Mozarteum di Salisburgo è conservato il Flügel (fortepiano a cosa da concerto) di Mozart costruito da Anton Walter (1752-1826), abile costruttore viennese di origine sveva. Mozart acquistò questo strumento nel 1782 che però, purtroppo per noi, non può rappresentare una credibile testimonianza del suono dell’epoca; lo strumento infatti venne ampiamente rimaneggiato dallo stesso Walter dopo essere entrato in possesso del figlio di Mozart, Carl.