Leopold Mozart e la sua Violinschule

Leopold Mozart Violinschule

Johann Georg Leopold Mozart (1719-1787), padre di Wolfgang e Maria Anna (“Nannerl”), era un noto violinista alla corte del principe-arcivescovo di Salisburgo che divenne poi compositore di corte ed in seguito anche vice Kapellmeister.
Uomo molto colto, che essendo stato designato alla carriera ecclesiastica (poi abbandonata dopo la morte del padre), si era formato prima presso i gesuiti ad Augusta in Baviera ed in seguito con corsi in filosofia e giurisprudenza all’università di Salisburgo.

Il suo interesse per la carriera universitaria però svanì presto, nonostante i brillanti successi iniziali. Il suo incarico successivo fu quello di musicista e dopo pochi anni venne ammesso a far parte dell’orchestra del Principe-arcivescovo.
È passato alla storia per il suo ruolo di padre-didatta (spesso narrato e rappresentato come eccessivamente tirannico) del grande compositore Wolfgang-Amadeus.
Ma la più grande delle sue qualità infatti era proprio quella di essere un bravo insegnante, sopratutto di violino: strumento che conosceva benissimo, del quale fu anche autore di un trattato che ebbe grande fortuna.

Versuch einer gründlichen Violinschule

Metodo per una approfondita scuola per violino” è il trattato, pubblicato nel 1756 (anno della nascita di Wolfgang), di Leopold Mozart sullo studio del violino.
Scritto inizialmente come semplice idea per arrotondare un po’ i conti, il libro ebbe grandissimo successo ed ancora oggi viene tenuto in considerazione da tanti studenti in quanto compendio di pratiche tecnico-esecutive dell’epoca.

Leopold era sicuramente un compositore esperto, anche se non un innovatore. Come violinista però era amante di uno stile asciutto, elegante e libero da effetti ed eccessi che potevano essere “necessari per nascondere un tecnica lacunosa“. Egli teneva molto in considerazione i lavori del violinista e teorico italiano Giuseppe Tartini (1692–1770), al punto da prendere anche diretta ispirazione su alcune questioni riguardanti gli abbellimenti.

È bene sottolineare però che Leopold Mozart non era un grandissimo amante della scuola italiana, infatti egli non amava determinati eccessi sopratutto per quanto riguardava il vibrato. Anche dagli scritti emerge però una certa severità dell’autore: è curioso notare come nel capitolo sugli esercizi per l’arco Leopold affermi “più sono sgradevoli e più ne sono contento”.

Chiaramente a primo sguardo, l’utilità ai giorni d’oggi di questo libro può sembrare limitata. Alcune spiegazioni possono addirittura sembrare confusionarie o eccessive: egli infatti prescrive che ogni battuta non iniziante con una pausa debba essere suonata con necessariamente con una prima arcata in giù.

Anche le posizioni da lui indicate per la mano sinistra non corrispondono alla pratica contemporanea: quella che lui chiama “posizione naturale” è l’equivalente della prima posizione e così via, la sua “mezza posizione” equivale alla seconda, quarta e sesta e così’ via. Tralasciando l’aspetto meramente tecnico però, il trattato ha una sua validità filologica in quanto illustra come la musica per archi del ‘700 veniva suonata (o andava suonata secondo il suo autore), con tanti dettagli riguardanti trilli ed altri abbellimenti.

Il Violinschule però contiene diversi suggerimenti che sono validi tutt’ora: la tecnica del legato era molto importante per Leopold, egli infatti insisteva molto sul comportamento delle dita della mano sinistra, che dovevano essere in grado di produrre un legato fluido quanto più possibile. Altre indicazioni utili riguardano l’importanza del polso della mano destra, che non deve mai essere bloccato ma anzi libero di muoversi specialmente in determinate posizioni.

Aspetto tanto interessante è che Leopold riteneva fondamentale che il musicista avesse una formazione culturale vasta, tale da conoscere opere di letteratura e di poesia.
Questo per sviluppare uno stile cantabile e per comprendere “gli affetti (affektenlehre) intesi dal compositore, in modo da produrre l’esecuzione migliore possibile”.

Leopold Mozart morì nel 1787, deluso dal non essere riuscito a far carriera a Salisburgo come voleva.
Ma sicuramente soddisfatto di aver contribuito, in maniera così concreta, alla didattica del suo amato strumento.

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